“Dovremmo sapere che nella vita non tutto è dicibile, e non tutto è esprimibile; e non dovremmo illuderci di potere spiegare i pensieri che abbiamo, e le emozioni che proviamo, con le sole parole chiare e distinte.” 

eugenio borgna

Da sempre l’arte è un potente mezzo di catarsi, e auto-guarigione, lo specchio che ti riporta ad avere un riflesso quando la tua immagine diventa inconsistente. La fotografia in particolare, ha la capacità di catturare l’impalpabile, di fermare ciò che non ha peso in una testimonianza incontrovertibile di ciò che è umano. Catturare la fragilità, le imperfezioni, la percezione e al tempo stesso la dispercezione, sono gli aspetti che in assoluto mi hanno fatto innamorare ed esplorare questo mio nuovo strumento espressivo. Là dove la parola “inciampa tra i denti” uno scatto ti permette di dire, di parlare anche quando la voce manca.

“Essere abbastanza bravi in qualsiasi cosa si voglia essere e assolutamente terribili in qualsiasi cosa si debba fare per vivere.”

sophie germano

Al suo terzo libro, Debora Vernagallo alias Sophie Germano ci lascia dentro a un viaggio fotografico che ripercorre i segni del trauma, la vita orfana, i biglietti di andata e ritorno dal reparto psichiatrico. A metà tra una raccolta di diari e un testamento, la fotografia come strumento per documentare l’indicibile e il sotterraneo. Grazie all’autoritratto, l’autrice ripercorre e rende più vicine esperienze e dispercezioni con cui negli anni convive e di cui le parole non sanno dire. L’incoerenza tragicomica del disturbo borderline, gli episodi dissociativi, le distorsioni cognitive, la distimia e la disregolazione emotiva vengono tratteggiati in un tortuoso sentiero di mise en abyme.

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